martedì 4 dicembre 2012

La polizia diventa il giudice

[1] http://972mag.com/for-asylum-seekers-in-israel-the-police-is-the-judiciary/61417/

Chi vuole degli israeliani che parlano dell'Israele di Netanyahu peggio di come io parlavo dell'Italia di Berlusconi (Monti ci sta succhiando il sangue, ma ci ha restituito la dignità, che è più preziosa) non ha che da leggere +972.

L'articolo [1], pubblicato il 3 Dicembre 2012, rivela ai lettori che una recente circolare del Ministero dell'Interno israeliano impone alla polizia di imprigionare a tempo indeterminato gli "infiltrati" (cioè gli immigranti irregolari o clandestini) sospettati di commettere crimini, anche se le prove sono insufficienti per un processo.

Chi sparla dei CIE italiani (impossibile: la realtà supera ogni descrizione) si metterà le mani nei capelli leggendo quest'articolo illustrato che descrive e mostra i loro equivalenti israeliani; e mentre nei CIE uno non ci può stare più di 18 mesi (grazie, UE!), in questi campi d'internamento nel deserto del Negev uno ci può stare tre anni se non è sospetto di crimini, per sempre se è sospettato.

L'articolo prende ad esempio un profugo eritreo: l'Eritrea è dominata da una delle peggiori dittature del mondo, e quando le autorità israeliane hanno dovuto riconoscere che quel profugo avrebbe rischiato la pelle se fosse stato rimandato in patria, gli hanno dato una carta di soggiorno a tempo indeterminato, ma non lo status di rifiugiato.

E quando questi ha litigato con un vicino, e la polizia lo ha convocato, essa, non trovando le prove per incriminarlo, ha pensato bene di obbedire alla circolare del Ministero dell'Interno e mandarlo a Saharonim - uno di quei campi d'internamento nel deserto.

L'autore dell'articolo nota innanzitutto che qui la polizia si sta arrogando il ruolo del giudice, cosa che nel migliore dei casi va contro il principio della separazione dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario), nel peggiore stabilisce un pericoloso precedente che potrebbe essere usato non più soltanto contro gli immigrati irregolari o clandestini (per definizione, non ebrei, in quanto un ebreo può immigrare in Israele come e quando vuole, salvo casi estremi), ma anche contro altre minoranze  o persone scomode nel paese.

L'autore dell'articolo nota ironicamente che, se si applicasse quella circolare anche ai politici israeliani, pure il Ministro della Giustizia Yaakov Neeman (incriminato e poi assolto) ed Aryeh Deri (il mentore politico dell'attuale Ministro dell'Interno Eli Yishai, condannato e scarcerato al termine della pena) prenderebbero la tintarella nel deserto fino alla fine dei loro giorni.

Ma che ci si può aspettare da un governo con Eli Yishai, che fa apparire Roberto Maroni una dama di carità (vedi qui)?

Raffaele Ladu

lunedì 3 dicembre 2012

Divorzio gay in Israele

http://www.haaretz.com/news/national/court-grants-divorce-to-gay-couple-for-first-time-in-israeli-history.premium-1.481951

L'articolo di Haaretz comunica che qualche giorno fa il Tribunale Familiare di Ramat Gan (al confine orientale di Tel Aviv) ha concesso il divorzio ai professori Uzi Even ed Amit Kama, ed ha ordinato al Ministro dell'Interno di registrare i due signori come "divorziati".

Si tratta del primo divorzio di una coppia gay (sposata all'estero) in Israele, ed il precedente è estremamente significativo anche per le coppie etero; infatti in Israele non esiste il matrimonio civile, e chi non vuole sposarsi con rito religioso va all'estero e chiede la trascrizione del matrimonio al Ministero dell'Interno - questo stratagemma funziona anche per le coppie lesbiche e gay, perché la Corte Suprema ha ritenuto che sarebbe stato discriminatorio farlo funzionare solo per le coppie etero.

Ma il divorzio? I tribunali religiosi ovviamente si rifiutano di sciogliere matrimoni non religiosi, figuriamoci quelli arcobaleno; ma il tribunale ha ripreso la sentenza con cui la Corte Suprema aveva ordinato al Ministero dell'Interno di registrare cinque matrimoni arcobaleno contratti in Canada, osservando che sarebbe umanamente assurdo (e contrario al diritto israeliano) sposare una coppia per fare del loro matrimonio una prigione da cui non si può uscire - quindi occorreva concedere alla coppia il divorzio.

Le coppie etero sposate all'estero potranno approfittare della sentenza per ottenere il divorzio dai tribunali statali israeliani - è la prima tappa di un processo che potrebbe infine portare all'istituzione del matrimonio e del divorzio civile per tutti in Israele.

Chi ha detto che le conquiste del movimento LGBT nuocciono alle famiglie etero?

Raffaele Ladu