lunedì 27 febbraio 2012

Ferrovie acerbe

* Aggiornamento del 01 MAR 2012 *

[3] http://www.globes.co.il/serveen/globes/docview.asp?did=1000729129&fid=4111

Il quotidiano economico-finanziario Globes (ebraico, inglese) ride dei progetti ferroviari di Netanyahu. Sarebbero in effetti maturi, osservo io, se le ferrovie israeliane potessero collegarsi a quelle dei paesi vicini.

Raffaele Ladu

* Aggiornamento del 29 FEB 2012 *


L'articolo avverte che il governo israeliano intende elettrificare le ferrovie del paese - il servizio è attualmente paragonabile a quello della linea Venezia-Verona, ma l'elettrificazione migliorerebbe decisamente le prestazioni, ed aumenterebbe la silenziosità.

Ciò non è esente da problemi, e la città di Haifa teme che le linee elettriche aeree, imponendo una zona di rispetto attorno a loro, finiscano con l'aggravare la divisione della città in due a causa della ferrovia.

Raffaele Ladu

* Articolo originale *

[1] http://www.haaretz.com/print-edition/news/israel-draws-plan-for-475-kilometer-rail-network-in-west-bank-1.414976

Le ferrovie in progetto
Il ministro dei trasporti israeliano Yisrael Katz ha chiesto alle ferrovie israeliane di progettare 475 kilometri di nuove linee nella Cisgiordania - da aggiungersi senza soluzione di continuità ai circa 1.000 che ci sono al di qua della Linea Verde, ed alla futura linea ad alta velocità fino ad Eilat.

Mi piacciono le ferrovie, e non avrei nulla in contrario, se non ci fossero questi problemi:

1. i costi saranno spaventosi, perché non si costruirà in pianura ma in collina;

2. quando si tratta di aumentare il costo e ritardare la consegna, gli appaltatori israeliani non hanno niente da imparare da quelli italiani - lo dimostrano le metropolitane leggere di Haifa e Gerusalemme;

3. se Israele fosse in pace con i palestinesi e gli altri suoi vicini, il suo governo potrebbe abolire le tasse e vivere solo dei biglietti dei treni e dei pedaggi delle autostrade, allo stesso modo in cui il governo del Principato di Monaco vive solo della rendita del casinò - perché chi vuole andare dall'Asia all'Africa via terra ci deve passare per forza;

La rete attuale
4. la pace non c'è, e questo progetto sembra fatto per "colonizzare" la Cisgiordania, non per migliorare i trasporti per i suoi abitanti, o per favorire il commercio internazionale;

5. se poi accadesse alle stazioni quello che già accade per le strade palestinesi - in cui gli ebrei passano rapidamente i posti di blocco, ma non i palestinesi, queste ferrovie saranno più odiate della TAV in Italia.

Consiglierei al governo israeliano di concludere la pace prima di costruire queste linee, e di concordare i raccordi con le ferrovie dei paesi vicini - sarebbe un bell'incentivo per la controparte ed il resto del mondo arabo.

Raffaele Ladu

giovedì 23 febbraio 2012

Ottima e pessima notizia

* Aggiornamento del 29 FEB 2012 *

[3] http://www.haaretz.com/print-edition/news/israeli-police-pose-as-drunks-prostitutes-to-entice-african-refugees-to-steal-1.415441

Quest'articolo dice che un'altro dei trucchi della polizia israeliana è quello di usare degli agenti provocatori che si fingono ubriach* oppure delle prostitute - nella speranza che qualche criminale cada nella trappola.

Molte di queste persone sono immigranti irregolari - ma per coloro che commettono un reato contro la persona o la proprietà, ho molto minor simpatia che per coloro che sono semplicemente irregolari.

Raffaele Ladu

* Articolo originale *

[1] http://www.haaretz.com/news/diplomacy-defense/u-s-refuses-to-grant-visa-to-israeli-mk-due-to-his-membership-in-terror-group-1.414456


Michel Ben Ari, il kahanista
[1] è la buona notizia: al deputato israeliano Michael Ben Ari è stato negato il visto per gli USA in quanto membro di un'organizzazione terroristica - ed il diretto interessato pensa che il Dipartimento di Stato si riferisca al Kach, una formazione politica di estrema destra, responsabile anche di attentati, classificata come terroristica anche dall'Unione Europea, di cui potete leggere la vergognosa storia qui.



Laji Jawara, vittima di agenti provocatori
[2] è la cattiva notizia: l'unità della polizia israeliana che combatte l'immigrazione clandestina ricorre anche ad agenti provocatori che si fingono potenziali datori di lavoro, in modo da arrestare coloro che abboccano.

La cosa più educata che si può dire di questa pratica è che ricorda quello che molti paesi facevano e fanno tuttora ai gay - e per lo stesso motivo: li ritenevano o ritengono una "minaccia esistenziale" per la società.

Raffaele Ladu

lunedì 20 febbraio 2012

Un grave caso di subalternità

Barack Hussein Obama, 44° Presidente USA





Gavriella Lerner, autrice di [1], fa le sue considerazioni su come è potuto accadere quello che riferisce [2]: ovvero che due gruppi ebraico-ortodossi particolarmente conservatori (Agudath Israel of America ed Orthodox Union) abbiano fatto causa comune con i cattolici proprio su una questione su cui non potrebbero essere più in disaccordo: la contraccezione.

Infatti la legge religiosa ebraica dà ampia (non piena, almeno per gli ebrei ortodossi) facoltà alle donne di avvalersene, e diversi rabbini ritengono la pillola il metodo halakhicamente (cioè dal punto di vista della legge religiosa ebraica) più valido - in quanto la pillola viene vista come l'equivalente moderno delle "pozioni sterilizzanti" che il Talmud (vedi oltre) consentiva alle donne di prendere.

Mi ricordo di aver letto da giovane questo libro-intervista in cui rav Elio Toaff diceva che secondo la legge ebraica il compito di riprodurre la specie incombeva solo sui maschietti, non sulle femmine, per cui esse potevano usare la pillola senza problemi.

Questa pagina web avverte che la cosa è un po' più complicata (del resto rav Elio Toaff stava rispondendo ad un'intervista, non scrivendo un testo giuridico); comunque, la base dell'opinione di rav Toaff sembra essere  il Talmud Babilonese, Trattato Yevamot, Foglio 65b (aramaico, inglese), nonché Tosefta Yevamot 8:2 - il tutto riassunto nello Shulchan 'Arukh, Even ha-'Ezer 5.12 (ebraico). Tutte queste fonti alludono a pozioni sterilizzanti che le donne erano autorizzate ad assumere.

Gavriella Lerner dice di essere repubblicana e di non avere nessuna intenzione di votare Obama quest'anno, ma avverte anche che per Obama si sta provando un odio assolutamente irragionevole, per cui non basta ai repubblicani contestare le sue politiche nel merito, ma lo dipingono come antiamericano, antisemita, antiisraeliano - accuse che per Gavriella Lerner non hanno alcun senso.

Gavriella Lerner è un'oppositrice (tra l'altro) della riforma sanitaria voluta da Obama, ma ritiene che lui abbia fatto benissimo ad imporre ai piani sanitari che ora i datori di lavoro devono offrire ai loro dipendenti di comprendere anche i contraccettivi (eccezion fatta per le chiese) - e si stupisce parecchio che due organizzazioni ebraiche, che non hanno motivo religioso di opporsi ai contraccettivi, si siano accodate alla Chiesa cattolica protestando che la loro libertà religiosa è messa a repentaglio.

Le ipotesi sono due, secondo Gavriella Lerner: o la loro presa di posizione è una dimostrazione di maschilismo (e lei non ci crede molto), oppure una manifestazione dell'odio irrazionale che hanno per Obama, per cui gli danno addosso a prescindere - un odio che lei teme possa rovinare i repubblicani, e che io penso possa spiegare l'andare a rimorchio del fondamentalismo protestante nel modo che qui contesto.

Oltretutto, è stato notato in [3] da Debra Nussbaum Cohen che nessuno si lamenta del fatto che molti piani sanitari pagano l'aborto (che è problematico anche per gli ebrei ortodossi), ma si vuole impedire che una donna possa evitare di generare in modo meno crudele (e pericoloso).

Nei paesi di lingua inglese si dice "cutting off the nose to spite the face = tagliarsi il naso per fare dispetto alla faccia"; il corrispondente proverbio italiano non ho bisogno di ripetervelo!

Sull'argomento è intervenuta due volte anche Sarah Seltzer, in [4] e [5]; in [4] dice in sostanza, "Giù le mani dai nostri corpi!" ed avverte che la legge americana, al contrario di quella italiana, non permette ad alcun imprenditore di discriminare persone per motivi ideologici (in Italia invece esistono le "organizzazioni di tendenza", che sono autorizzate a discriminare, e lo fanno).

Pertanto tutti gli enti religiosi americani non direttamente coinvolti nel culto finiscono con l'assumere persone che non praticano la religione di riferimento, e quindi il caso di una scuola cattolica a cui la sua dipendente ebrea o protestante od atea chiede la copertura sanitaria anche per i contraccettivi non è affatto di scuola!

In [5] lei risponde alle critiche alla soluzione trovata da Obama - saranno le assicurazioni a pagare i contraccettivi, e non gli imprenditori, togliendo loro un peso dalla coscienza - dicendo che bisogna vedere se per le donne sarà un buon affare, ma potrebbe essere un capolavoro politico perché costringe gli oppositori a mostrare le carte: è la libertà religiosa il problema, od il maschilismo?

Raffaele Ladu

domenica 19 febbraio 2012

Cosa si vieta e cosa si tollera


Qui si riferisce di una lunga inchiesta della polizia australiana su dei casi di pedofilia compiuti da ebrei ortodossi adulti a danno di ragazzi a loro affidati.

Sono cose che chiunque può commettere, ma ci sono due caratteristiche particolarmente sgradevoli in quest'inchiesta: la prima è che i superiori degli abusanti, quando se ne sono resi conto, non hanno denunciato i malfattori, ma li hanno mandati all'estero - ed ora l'Australia sta chiedendo l'estradizione di costoro.

La motivazione di questo tipo di complicità sta nella norma che vieta ad un ebreo di far giudicare un altro ebreo da un tribunale non ebraico; la maggior parte degli ebrei si rende conto che tale norma aveva senso solo in un contesto di antisemitismo istituzionalizzato, che avrebbe impedito un giudizio imparziale - ma i superiori di queste persone no.

La seconda cosa è che alcune delle organizzazioni che in Australia si sono comportate in questo modo - mandando i colpevoli ad insidiare altri bambini anziché facendoli arrestare - sono le stesse che negli USA firmano documenti omofobi a sostegno delle terapie riparative.

Ultimamente, l'articolo conclude, anche gli ultraortodossi si sono resi conto che non si può più tacere, ma l'articolo riferisce anche un'organizzazione come Agudath Israel of America cerca di filtrare le denunce, chiedendo di consultare un rabbino (se non si è vittime o testimoni, e quindi certissimi di ciò che si dice) prima di procedere; la Chaba"d invece ha decretato che chi riferisce i suoi sospetti alla polizia non viola la legge religiosa ebraica.

Raffaele Ladu

Proposta di legge in Israele contro le discriminazioni

La Knesset in seduta plenaria

Il deputato israeliano Nitzan Horowitz (Meretz [ebraico, inglese]), l'unico gay dichiarato della Knesset, ha sottoposto una proposta di legge che aggiungerà a tutte le leggi israeliane contro la discriminazione il divieto di discriminare per motivi di identità di genere ed orientamento sessuale.

Oggi la proposta verrà discussa nel Comitato Ministeriale per la Legislazione, e si pensa che verrà votata dalla Knesset in seduta plenaria mercoledì (va detto che, essendo la Knesset un parlamento unicamerale, le leggi devono essere approvate tre volte per essere promulgate - aspettate a brindare :-) ).

Horowitz ha detto che la legge sarà anche educativa, non solo protettiva, e che, visto che alcuni partiti rappresentati nella Knesset hanno creato il loro gruppo LGBT, lui vuole che si veda quanto veramente vogliono sostenere questa causa.

Raffaele Ladu

Rav David Lazar "etero dell'anno" in Svezia

[1] http://www.timesofisrael.com/rabbi-david-lazar-is-swedens-straight-of-the-year/

L'"omo dell'anno" (a sinistra) con l'"etero dell'anno".
Rav David Lazar, il rabbino capo di Stoccolma, è riuscito ad avere due riconoscimenti LGBT nella sua vita, pur avendo moglie e cinque figli: la comunità lesbica e gay di Tel Aviv gli ha conferito il titolo di "Yaqir HaQehilah = Caro alla Comunità", e la rivista LGBTQ svedese "QX" lo ha insignito del titolo di "Årets Hetero = Etero dell'Anno".

Come spiega l'articolo [1], rav Lazar fa parte del movimento Conservatore (Masorti in ebraico), ma è il capo di tutta la comunità ebraica della capitale, e, come ha detto in un'intervista alla TV svedese, per lui i diritti LGBTQ sono diritti umani, ed il versetto biblico secondo cui l'essere umano è creato ad immagine di Dio (Genesi 9:6) vale per tutte le persone.

Dal 1990 si è occupato dei diritti LGBTQ in Israele, e nel 2000 è stato il primo rabbino israeliano a celebrare matrimoni arcobaleno; quando nel 2010 la Comunità ebraica di Stoccolma gli offrì il posto, disse subito che avrebbe continuato così.

Ed i risultati si vedono; insieme con lui è stato premiato l'"omo dell'anno", il calciatore Anton Hysen, il secondo calciatore svedese ad aver fatto il coming-out prima di terminare la carriera. Il primo, Justin Fashanu, lo fece nel 1990, ma si tolse la vita nel 1998.

E rav Lazar ha perciò iniziato un programma contro l'omofobia, i crimini d'odio e l'incitazione alla violenza, anche nel quadro degli incontri ecumenici a cui è invitato - ed ha addirittura istituito una Qabbalat Shabbat arcobaleno ("Qabbalat Shabbat = Accoglienza del Sabato", ovvero la funzione in cui al tramonto del venerdì si dà il benvenuto alla giornata festiva che inizia)!

La mia amica israeliana Bianca mi ha detto che rav David Lazar è stato intervistato la settimana scorsa dalla TV israeliana, alla quale ha spiegato, tra l'altro, come sia possibile interpretare la Torah in modo da consentire alle persone omosessuali di avere una vita sessuale.

L'intervistatore gli chiese se Dio avrebbe potuto accettare questo, e lui rispose che da un bel pezzo Dio ha smesso di rispondergli per e-mail - alludendo al celeberrimo episodio raccontato nel Talmud Babilonese, Trattato Baba Metzi'a, Foglio 59b (breve estratto bilingue, aramaico, inglese 1, inglese 2), che ha questa morale: la legge di Dio non è più "in Cielo" (Deuteronomio 30:12), e le decisioni le devono prendere gli uomini, a maggioranza, con le precauzioni di Esodo 23:2.

Raffaele Ladu

venerdì 17 febbraio 2012

Kosher Jesus / Rabbi Shmuley Boteach



Una mia amica israeliana mi ha regalato il libro, che ho letto con piacere; l'argomento (l'ebraicità di Gesù) sarebbe di per sé poco interessante per il nostro blog (che si occupa di questioni ebraiche ed LGBT), ma ci sono alcuni motivi che m'inducono a parlarne.

Rav Shmuley Boteach è uno dei rabbini (ortodossi) più popolari negli USA (nel suo sito web si permette il lusso di definirsi "America's Rabbi = Il Rabbino dell'America"), ed il suo libro Kosher Sex ha avuto molto successo anche in Italia - posso dire che è interessante e liberatorio, ma ahimé congegnato solo per gli etero.

E rav Boteach si è guardato bene dal mettere la sua firma in fondo alla Declaration On The Torah Approach to Homosexuality che ho tanto criticato qui; e non è un caso, perché la sua opinione sull'omosessualità l'ha espressa sul suo sito in quest'articolo del 2010.

Secondo Boteach, l'omosessualità è un problema religioso e non morale (altri direbbero che è un peccato e non un reato), perché una relazione omosessuale tra adulti consenzienti e non altrimenti impegnati non fa male a nessuno; ed anche dal punto di vista strettamente ebraico, avere rapporti omosessuali è della stessa gravità del mangiare suino, dell'accendere il fuoco di sabato, del mangiare pane lievitato nella settimana di Pasqua - sono trasgressioni del volere divino, ma non fanno male al prossimo, e di questo anche un ebreo religioso deve tener conto.

Se poi un ebreo omosessuale si angoscia perché vorrebbe formare una famiglia etero, ma questo è incompatibile con il suo orientamento, Boteach gli spiega che i comandamenti che un ebreo deve osservare sono 613 - se non può osservare quello di astenersi dai rapporti omosessuali, e quello di sposarsi e procreare, gliene restano comunque 611 con cui santificarsi: si concentri dunque su quelli!

Per quanto riguarda l’accusa che l’omosessualità nuocerebbe alle famiglie eterosessuali, lui risponde sarcasticamente che gli eterosessuali stanno già riuscendo a rovinarsele da soli – e che per lui è il divorzio un’emergenza sociale, non l’omosessualità; non è perciò il caso di andare in cerca di capri espiatori.

Ed in un altro articolo del suo sito lui spiega che la preoccupazione ossessiva dei cristiani evangelici per l’omosessualità è controproducente, perché li marginalizza politicamente, e questo gli dispiace perché li ritiene ottimi amici di Israele e condivide con loro molti valori.

Curiosamente, è una posizione molto simile a quella del settimanale conservatore inglese The Economist, che tifa per i repubblicani nelle prossime elezioni presidenziali, ma vuole un candidato moderato in economia (non si può praticare il liberismo selvaggio in tempo di crisi economica), e che non sia posseduto dall’omofobia – perché per The Economist i diritti LGBT sono diritti umani.

Tornando a Boteach, per lui la soluzione al problema dell’omosessualità è l’unione civile – perché lui ritiene che il matrimonio debba essere solo eterosessuale, ma dice anche che il passo biblico: “Non è bene che l’uomo sia solo” (Genesi 2:18) vale anche per i gay, e quindi occorre consentire anche a loro di creare un rapporto stabile e socialmente riconosciuto.

Se poi aggiungiamo il resto del versetto: "Io gli farò un aiuto che sia adatto a lui", viene il sospetto che per Boteach Dio non crei l'anima gemella (in yiddish viene chiamata "basherte" se femmina, "basherter" se maschio) soltanto per gli etero, come vuole la tradizione ebraica, ma anche per le lesbiche ed i gay. O forse non vuole parlare di matrimonio arcobaleno per non arrivare a questa conclusione? La questione è aperta.

Il pensiero di rav Shmuley Boteach non è il massimo: dire che un gay può adempiere a 611 comandamenti, ed un etero a 613, li mette inevitabilmente su due livelli di santità diversi - anche se di molto poco; e, come hanno già osservato i giudici che hanno confermato l'annullamento della Proposizione 8 in California, offrire un'"unione civile" al posto del "matrimonio", anche se l'unica differenza è nel nome (come appunto in California), è discriminatorio perché il nome del "matrimonio" è più onorato.

Però ... se tutti gli eterosessisti fossero come rav Shmuley Boteach, tutti (eterosessisti compresi) staremmo decisamente meglio.

Oltretutto, il libro di cui sto parlando parla tanto di Gesù quanto dell'attualità politica americana - e penso che si possa riassumere l'opinione di Boteach in proposito così: "Vorrei uno sfidante repubblicano ad Obama che si concentrasse sulle cose davvero importanti e non sciupasse il suo tempo con una bazzecola come il (tentativo di proibire il) matrimonio gay!"

Il capitolo 40 del libro, "The hyphen that unites us - Il trattino che ci unisce", meriterebbe di essere tradotto per intero, e lo farò in un successivo post; qui lo riassumo dicendo che Boteach afferma che il problema principale delle famiglie (etero) americane è il tasso di divorzio che ha ormai raggiunto il 50%; lui è figlio di divorziati, e dice che né i suoi genitori né alcuna delle molte coppie che ha seguito in oltre ventidue anni sono entrati in crisi coniugale per colpa del movimento gay e delle sue conquiste.

Eppure a risolvere i problemi delle famiglie (etero) americane che non riescono ad evitare di divorziare per diversi motivi, tra cui il non potersi permettere aiuto professionale (Boteach propone di rendere fiscalmente deducibile il counseling coniugale, perché dice che chi vi ricorre normalmente riesce poi a salvare il matrimonio), gli evangelici americani non sono stati capaci di dedicare una frazione delle energie che hanno speso per sostenere la Proposizione 8 contro i matrimoni gay in California.

Le scelte politiche di Boteach non sono le mie, ma le sue critiche le meriterebbero anche i politici italiani che si riempiono la bocca parlando della famiglia, ma all'atto pratico sono capaci solo di accanirsi contro le persone LGBT. Tanto di cappello a chi mostra di avere cervello!

Il libro dedica solo un capitolo a queste cose; però fa luce su una cosa che secondo me spiega il fenomeno dell'"imitazione servile" [mimicry] di cui mi sono lamentato qui: Boteach prova grande ammirazione e gratitudine per i cristiani evangelici, che hanno valori simili ai suoi, amano molto Israele, ed il fatto che (secondo lui almeno - non ho controllato) costituiscano il 60% dei soldati americani significa secondo lui che sono pronti a combattere per la libertà e la giustizia.

Ammirazione e gratitudine possono essere uno dei veicoli dell'imitazione servile; Boteach riesce a non imitare la loro omofobia, ma altri ebrei americani ed israeliani non sono altrettanto accorti, ed i risultati si vedono.

Lo scopo del libro, più che di situare Gesù nell'ebraismo del suo tempo, sembra quello di rinsaldare i rapporti tra ebrei (ortodossi) e cristiani (evangelici), mostrando che cosa li accomuna e che cosa può allontanarli se non si sta attenti; il problema che più sottolinea Boteach è che gli ebrei non praticano il proselitismo verso gli altri e non vogliono che lo si pratichi nei loro confronti.

Per fare questo lavoro di chiarimento ed avvicinamento, Boteach rimarca quanto dell'insegnamento di Gesù abbia radici nella Bibbia ebraica e negli insegnamenti che confluiranno nella letteratura rabbinica - ed in questo si dimostra assai bravo; aggiunge che la redazione del Nuovo Testamento è stata piuttosto tormentata in quanto per la Chiesa primitiva era essenziale distaccarsi dagli ebrei ed avvicinarsi ai pagani - e nel descrivere l'"editing" che l'NT può aver subito per questo non se la cava male, anche se uno studioso del Nuovo Testamento avrebbe fatto meglio; quando però cerca di dimostrare che gli evangelici sono molto più ebrei di quanto se rendano conto, mostra una conoscenza superficiale della teologia cristiana.

Definirei il libro un buon tentativo, utile soprattutto per i principianti – per chi vuol progredire sono usciti e stanno uscendo diversi altri libri sull’argomento, e Boteach consiglia a chi va a caccia di paralleli tra la vita e l'insegnamento di Gesù e quelli degli altri rabbini questo sito.

Raffaele Ladu

giovedì 16 febbraio 2012

Risposta ad Agudath Israel of America sulle terapie riparative

Era già stata data qui la notizia: il rabbino capo della comunità ebraica ortodossa di Amsterdam, Ariyeh Ralbag, aveva siglato questo documento, insieme con altre 207 persone, tra cui 150 suoi colleghi, in cui sosteneva le terapie riparative dell'omosessualità.

La cosa non è andata giù ai vertici della comunità ebraica, che lo ha sospeso dall'incarico [non c'è infatti nell'ebraismo una gerarchia paragonabile a quella cattolica: ogni comunità sceglie il proprio rabbino] finché questi non ha ritrattato.

Una riunione della CRE
La cosa non era finita lì, perché la Conferenza dei Rabbini Europei aveva preso qui le difese di Ralbag, ritenendo inconcepibile che un rabbino venisse sospeso dall'incarico per aver riaffermato l'opposizione della Torah alle unioni omosessuali - come vedete più avanti, non era questo il merito.

Forverts - Gegrindet in 1897
Su Forverts/Forward, una gloriosa rivista ebraica americana, progressista nelle questioni sociali ed LGBT, Avi Shafran, portavoce di Agudath Israel  of America, ha voluto chiarire la posizione della propria organizzazione sulla questione in quest'articolo pubblicato oggi.

Trattandosi di un'organizzazione ebraica di peso, penso che sia opportuna una risposta. Shafran spiega che il fatto che un* ebre* sia omosessuale non lo rende degno di disprezzo, ma ciononostante gli atti omosessuali sono vietati dalla Torah - almeno nell'interpretazione tradizionale, che la sua organizzazione non ritiene assolutamente da mutare.

Fin qui siamo in un campo puramente religioso in cui non mi pare il caso di addentrarmi; diverso è il caso delle terapie riparative, a cui accenna Shafran. Lui ammette che il pensiero medico dominante [mainstream] ritiene queste terapie inutili nel migliore dei casi e controproducenti nel peggiore - ed ammette pure che si riferisce di abusi perpetrati in nome di queeste terapie.

Ma lui poi dice che ci sono persone che ne avrebbero tratto beneficio (ne avrebbe anche conosciuta una), e pertanto, se c'è una possibilità che una terapia riparativa sia efficace e consenta ad un omosessuale di impegnarsi in uno "stile di vita conforme alla Torah", questi la deve affrontare.

La prima cosa da dire è che non bastano le "prove aneddotiche" a dimostrare l'efficacia di una terapia (se ci vogliono quindici anni perché un farmaco passi dai laboratori alle farmacie, non è perché i ricercatori disprezzino la vita umana), e considerate le enormi pressioni che da quasi quarant'anni continuano a subire i professionisti della salute mentale in tutto il mondo perché tornino a patologizzare le persone LGBT, e trovino il modo di convertirle in esseri eterosessisticamente perfetti (e le subiscono anche da molte persone LGBT che incolpano se stesse e non la società dei loro problemi), se non si è mai trovata la prova scientifica che questo sia possibile, bisogna disperare di riuscirci.

Le dichiarazioni di Shafran in proposito sono solo degli atti di fede. Se io andassi a cercare molte persone che per qualche motivo si sono convertite dall'ebraismo ad un'altra fede, e riferissi a Shafran le parole con cui si dichiarano felici della loro conversione, lui d'istinto mi risponderebbe che anche nella società contemporanea, molto meno antisemita di quanto lo fosse prima della Shoah, vivere da ebreo è ben più difficile che vivere da gentile, e che quello che costoro esprimono non è la felicità per essersi realizzati ma il sollievo per essere sfuggiti all'antisemitismo ed allo "stress da minoranza" - e che se io non mi limitassi a riferire quello che dicono, ma indagassi seriamente su quello che provano, forse emergerebbe una diversa verità.

E' la stessa cosa che si potrebbe dire delle persone che si dichiarano soddisfatte delle terapie riparative; una confutazione molto più articolata della loro efficacia la si trova in questo libro:
di cui vi consiglio la lettura - si trova nella Biblioteca Oberon del Milk.

Tutto questo si può riassumere dicendo che consigliare (o peggio, intimare) una terapia riparativa significa colpevolizzare una persona per una cosa che non solo non ha scelto (e Shafran sembra d'accordo), ma che non può nemmeno cambiare. Shafran dice che la Torah non chiede l'impossibile, ma io ho paura che lui non sappia che cosa è davvero impossibile.

Inoltre, potrei citare Daniel Boyarin, ebreo ortodosso osservante con il piglio del "born again", docente di Cultura Talmudica all'Università di Berkeley, California, che ama il dialogo interreligioso ed interculturale, ma cerca di evitare che i suoi correligionari prendano il peggio anziché il meglio delle culture circostanti, che nel libro:
(anch'esso nella Biblioteca Oberon) mostra che per i chaza"l (sigla ebraica per "i nostri Saggi di Benedetta Memoria", cioè gli autori del Talmud e del Midrash) il problema non era il desiderio omosessuale (Boyarin si diverte a riportare passi talmudici che ritraggono i chaza"l in atteggiamenti che noi riterremmo omoerotici, ma che non hanno mai turbato nessun talmudista), ma l'atto omosessuale.

Il preoccuparsi tanto del desiderio omosessuale, tanto da provare quel tipo di omofobia, come fa Shafran, non è secondo Boyarin una cosa di origine ebraica, ma un'"imitazione servile" [mimicry] di tipo post-coloniale del cristianesimo protestante, che sempre secondo Boyarin si nota anche in altri aspetti della cultura ebraica contemporanea.

Boyarin lo si potrebbe definire un rettore di accademia talmudica che ha letto Michel Foucault - e sa benissimo che il concetto di "omosessualità" è un portato della medicina ottocentesca (il termine è stato coniato nel 1869 da Károly-Mária Kertbeny).

Poiché nel 19° Secolo EV le opere fondamentali della legge ebraica come della teologia cristiana erano state già scritte, non si può perciò dire che queste opere parlino dell'orientamento omosessuale ed impongano a chi lo ha di mutarlo!

Mi pare che l'argomentazione migliore si trovi in:
Questa nuova caccia alle sessualità periferiche comporta un'incorporazione delle perversioni ed una specificazione nuova degli individui. La sodomia - quella degli antichi diritti civile e canonico - era un tipo particolare di atti vietati; il loro autore ne era soltanto il soggetto giuridico. L'omosessuale del XIX secolo, invece, è diventato un personaggio: un passato, una storia, ed un'infanzia, un carattere, una forma di vita; una morfologia anche, con un'anatomia indiscreta e forse una fisiologia misteriosa. Nulla di quel ch'egli è complessivamente sfugge alla sua sessualità. Essa è presente in lui dappertutto soggiacente a tutti i suoi comportamenti poiché ne è il principio insidioso ed indefinitamente attivo; iscritta senza pudore sul suo volto e sul suo corpo perché è un segreto che si tradisce sempre. Gli è consustanziale più come una natura particolare che come un peccato d'abitudine. Non bisogna dimenticare che la categoria psicologica, psichiatrica e medica dell'omosessualità si è costituita il giorno in cui - il famoso articolo di Westphal del 1870 sulle "sensazioni sessuali contrarie" può essere considerato come data di nascita - è stata caratterizzata piuttosto attraverso una certa qualità della sensibilità sessuale, una certa maniera d'invertire in se stessi l'elemento maschile e femminile, che attraverso un tipo di relazioni sessuali. L'omosessualità è apparsa come una delle figure della sessualità quando è stata ricondotta dalla pratica della sodomia ad una specie di androginia interiore, un ermafroditismo dell'anima. Il sodomita era un recidivo, l'omosessuale ormai è una specie. (grassetti miei)

Maimonide, Mishneh Torah
Prendiamo ad esempio di ciò Maimonide, che verrà citato nuovamente più avanti, il quale vietava i rapporti sessuali tra donne, ed imponeva ai mariti di non lasciare che le loro mogli s'incontrassero od uscissero con donne note per questo (Mishneh TorahSefer QedushahHilkhot Isurei Biah21:8 - vedi anche 21:1,222:1,2); va detto però che  lui non si poneva il problema dell'orientamento sessuale delle donne in questione, ma solo degli atti che compivano, e la notorietà di una donna era per lui legata all'abitudine a compierli.

Se i traduttori della Chaba"d hanno reso sbrigativamente: "Nashim ha-mesolelot zo bezo - asur = Donne che si strusciano a vicenda - è vietato" con "Lesbian relations are forbidden = I rapporti lesbici sono vietati", l'originale ebraico rende molto più chiaramente dell'inglese che cosa vietava Maimonide.

A peggiorare la confusione in chi non ha letto Foucault, in inglese, al contrario che in italiano, in ebraico, ed in francese,  il termine homosexuality può significare due cose:
  • orientamento omosessuale (il medesimo significato dei corrispondenti italiano, ebraico e francese);
  • comportamento omosessuale (significato che in italiano, ebraico e francese non c'è).
Si tratta di due cose ben diverse che gli autori del documento a cui rispondo continuano a confondere (confronta la FAQ#5 con la FAQ#7), con l'involontaria complicità della loro lingua madre.

Il Dizionario 'Even-Shoshan
 Va detto anche che l''Even-Shoshan, grande dizionario ebraico monolingue in 6 volumi, definisce Homoseqsualiut come "Tshuqah minit shel gever o shel ishah el bnei minam = Desiderio sessuale dell'uomo o della donna verso gli appartenenti al proprio sesso" - non è una definizione perfetta, ma avrebbe aiutato parecchio chi è tenuto a conoscere l'ebraico meglio di me (ed in quel dizionario c'è anche la voce Homofobiyah, con disdoro di chi dice che essa serve solo ai gay per colpevolizzare gli etero).

Non è una questione di lana caprina: gli epidemiologi (come quelli del progetto Sialon) stanno molto attenti a non confondere i gay con gli MSM, cioè gli uomini che fanno sesso con uomini, perché i secondi sono una categoria diversa e più ampia dei primi, in quanto il gay innanzitutto rivendica l'appartenenza ad una minoranza sessuale (magari anche rimanendo casto), gli altri possono essere bisessuali, oppure delle persone di orientamento eterosessuale che per diversi motivi hanno rapporti sessuali (anche) con uomini senza ritenere che questa sia la base della loro identità personale - ma dal punto di vista della salute individuale e collettiva, quello che conta sono gli atti, non l'orientamento.

Se non si fossero fatti fuorviare, probabilmente i firmatari del documento si sarebbero ricordati di una gustosa aggadah menzionata in:
e che si trova nel Talmud Babilonese, Trattato Yoma, Foglio 69b (aramaico, inglese): a forza di preghiere, gli Uomini della Grande Assemblea erano riusciti a farsi consegnare dall'Eterno lo spirito della tentazione dell'idolatria, e lo chiusero dentro una pentola di piombo, fonoassorbente, perché questi non potesse invocare aiuto a Dio e magari commuoverlo (secondo quest'aggadah, la tentazione dell'idolatria è ancora chiusa lì dentro).

Talmud Babilonese, Trattato Yoma
Dopodiché pensarono: è il momento di chiedere a Dio anche il Desiderio Malvagio, e fu dato loro; lo imprigionarono per tre giorni (perché erano stati avvertiti che, se lo avessero ucciso, il mondo sarebbe andato a catafascio), ma lo dovettero poi liberare perché non si trovava più un uovo fresco in tutto Israele: senza il Desiderio Malvagio, neppure le galline erano in grado di procreare!

Non era possibile addomesticare il Desiderio Malvagio, perché potesse essere lasciato libero senza fare danno (il Cielo non lo avrebbe permesso), per cui gli Uomini della Grande Assemblea dovettero accontentarsi di accecarlo perché perlomeno non potesse più tentare a commettere incesto.

Aldilà del fatto che la tentazione all'incesto esiste ancora, mi pare che gli autori di quest'aggadah siano stati molto più saggi di chi propone terapie riparative: ci sono dei limiti insormontabili a quello che si può fare alla struttura del desiderio di una persona, e non è il caso di guarire la malattia a prezzo di uccidere il paziente.

Shulchan 'Arukh, Even ha-'Ezer
L'osservazione che l'halakhah non si preoccupa dell'orientamento sessuale, ma solo degli atti sessuali, è confermata dal principale codice della legge ebraica, lo Shulchan 'Arukh, che nel capitolo Even ha-'Ezer, 24:1 dice che "in queste generazioni in cui i pritzim sono cresciuti tanto, occorre evitare di essere soli con un uomo".

La parola ebraica paritz (pritzim è il plurale) vuol dire semplicemente trasgressore (per la precisione scassinatore - viene infatti da peretz = breccia, ed il verbo paratz in ebraico contemporaneo significa anche "craccare" un computer); la sua forma qatil corrisponde ad un aggettivo verbale attivo che fa pensare che la specialità del paritz sia il compiere cattive azioni, non l'avere un'indole malvagia.

Genitori arcobaleno ad un Gay Pride a Gerusalemme
Perciò questa nota, che dice che Josef Qaro, l'autore dello Shulchan 'Arukh, "writes that homosexuality had become prevalent in his community", va intesa nel senso che era il comportamento omosessuale ad essere assai diffuso - non avrebbe senso intendere paritz come sinonimo dei termini ebraici contemporanei homoseqsual e geeih (quest'ultimo è particolarmente felice, perché riproduce la parola inglese gay con quella ebraica che significa orgoglioso), perché questi implicano un orientamento e non necessariamente un'attività.

Gershom Gorenberg
Agudath Israel of America, ed il documento che appoggia, non perpetuano qui una tradizione ebraica, ma innovano senza rendersene conto - come spesso accade agli "haredim = ultraortodossi"; il giornalista israeliano (ebreo ortodosso osservante anch'egli) Gershom Gorenberg affermò qui che poiché gli haredim hanno subito un'enorme mortalità durante la Shoah, i superstiti non hanno potuto apprendere dalla voce e dall'esempio dei loro progenitori come vivevano davvero gli ebrei che seguivano la tradizione (che nell'ebraismo non ha minor valore dei testi scritti), ed hanno cercato di ricostruire questo modo di vivere applicando la legge religiosa ebraica nel modo più rigoroso possibile.

Posso approfittare di quest'articolo per mettere in guardia dalle assurdità e delle contraddizioni in cui cade chi pratica l'imitazione servile, partendo da questa pagina web - è vero, parla di cattolici e non di ebrei ortodossi o fondamentalisti protestanti, ma c'è chi vuole diffondere le terapie riparative anche in ambito cattolico, ed ai cattolici rivolgo l'avvertimento.

La pagina citata dice che l'impotentia coeundi, cioè l'incapacità di avere rapporti sessuali, se "antecedente" e "perpetua", è impedimento "dirimente" al matrimonio secondo il diritto canonico cattolico - ovvero rende impossibile contrarlo - e precisa che tale impotenza va considerata "perpetua" anche se la si potrebbe risolvere con mezzi terapeutici straordinari e gravemente pericolosi.

In una parola: non si può imporre ad una persona di mettere la propria salute a repentaglio pur di consumare il matrimonio, eppure anche tra i cattolici potrebbe esserci chi la pensa come Avi Shafran ed i fondamentalisti protestanti che lui servilmente imita, per cui, se anche ci fosse un'infinitesima probabilità di diventare etero con una terapia riparativa, si sarebbe tenuti a rischiare la propria salute per subirla.

Il doppio standard è evidente, e dovrebbe esserlo anche ad un eterosessista - il quale dovrebbe chiedersi come mai agli omosessuali si chiede sfacciatamente quello che verrebbe ritenuto irragionevole chiedere agli eterosessuali. E perché mai si riesce ad avere molto più buon senso quando si parla di matrimonio (eterosessuale) di quando si parla di omosessualità.

L'inizio del Libro dell'Esodo
Tornando dal cattolicesimo all'ebraismo, ho dato un'occhiata al documento originale, firmato da Aryeh Ralbag ed illustrato con una riproduzione dell'inizio del Libro dell'Esodo, per insinuare che gli ebrei stanno tornando in Egitto, luogo non solo di schiavitù, ma anche di corruzione morale e di perdita dell'identità etnico-religiosa - un documento così estremo che Avi Shafran evita di identificarsi con esso, e sostiene la causa delle terapie riparative in modo molto più timido.

L'argomento principale del documento mi pare questo brano:
The concept that G-d created a human being who is unable to find happiness in a loving relationship unless he violates a biblical prohibition is neither plausible nor acceptable.
(...)
We emphatically reject the notion that a homosexually inclined person cannot overcome his or her inclination and desire. Behaviors are changeable. The Torah does not forbid something which is impossible to avoid.
ovvero:
Il concetto che D_o abbia creato un essere umano che sia incapace di trovare la felicità in una relazione d'amore a meno che non violi un divieto biblico non è né plausibile né accettabile.
(...) 
Noi con enfasi respingiamo la nozione che una persona con inclinazione omosessuale non può sopraffare la sua (di lui o di lei) inclinazione ed il suo desiderio. I comportamenti sono mutabili. La Torah non vieta qualcosa che è impossibile evitare.
Innanzitutto, in quest'argomentazione si confondono il piano dell'orientamento sessuale (su cui io e quel documento dissentiamo) ed il piano del comportamento sessuale (su cui concordiamo: si può mutare), con il risultato, già evidenziato nel libro di Rigliano, Ciliberto e Ferrari, che prima si promette un cambiamento nella struttura desiderante di una persona (l'orientamento sessuale) e poi si rivendica un successo averne cambiato solo il comportamento; Orazio, che forse era di famiglia ebraica, direbbe: "Le montagne avranno le doglie del parto, e nascerà un ridicolo topo".

Inoltre, credo che queste parole farebbero inorridire il buon Rabbi Moyses - così chiamava Mosé Maimonide il Dottor Angelico, cioè Tommaso D'Aquino.

Maimonide affrontò ne La guida dei perplessi il problema di come conciliare le affermazioni scritturali con le verità scientifiche; come riassume questa pagina web, secondo lui occorre interpretare la Torah in modo letterale salvo che nel caso che il significato letterale sia palesemente assurdo, oppure sia stato provato falso - in questi casi (anzi, in questo caso, perché si tratta della medesima circostanza), il testo biblico va considerato un'allegoria, da interpretarsi metaforicamente.

Contrariamente alla tentazione di molti cristiani (e degli ebrei che li imitano servilmente), Maimonide non avrebbe mai usato il testo biblico come pietra di paragone di una verità scientifica - semmai, mi pare che abbia dichiarato che sono le verità scientifiche a stabilire il limite entro il quale è plausibile un'interpretazione letterale della Torah.

La pagina web citata avverte che le verità scientifiche sono solo probabili (rectius: falsificabili), e quindi occorre ragionare in modo più sfumato di Maimonide - ma resta l'assurdità epistemologica della pretesa di giudicare i risultati della ricerca scientifica in base alle verità di fede, con il risultato che gli ebrei aderenti alla Chaba"d (per esempio) ritengono verità di fede il creazionismo ed il sistema tolemaico.

L'argomento della libertà religiosa di cui si fanno paladini gli autori di Declaration On The Torah Approach To Homosexuality, il documento firmato da Aryeh Ralbag, non è esclusivo degli ebrei (ne parlano anche alcuni cattolici americani - vedi qui) ed individua un problema vero.

Ma è anche vero che qualsiasi costituzionalista di qualsiasi paese del mondo direbbe che tutti i diritti costituzionali vanno bilanciati tra loro, e che il bilanciamento varia a seconda delle circostanze storiche; ed è stato notato (qui, per esempio) che in questo momento storico i principi di eguaglianza e non discriminazione hanno guadagnato terreno rispetto a quello della libertà religiosa.

Oltre agli esempi qui citati, di questo trend fa parte l'aver gli inquirenti israeliani messo sotto inchiesta (per esempio) il muftì di Gerusalemme ed il rabbino di Kiryat Arba per aver incitato alla violenza contro gli ebrei il primo e contro i non ebrei il secondo - la risposta di costoro di non aver fatto altro che ribadire concetti centrali dell'ebraismo e dell'islam (cosa che molte altre persone non meno dotte di loro negano) non è bastata a bloccare l'indagine, perché la libertà religiosa non va a scapito degli altri diritti della persona.

Si potrebbe fare anche questo esempio ipotetico: se un candidato venisse bocciato ad un concorso di astronauta perché alla prova di meccanica celeste ha fatto palese uso del sistema tolemaico anziché di quello corrente (facendo rivoltare nella tomba Jacobi ed Einstein, per cominciare), potrebbe egli fare ricorso dicendo che la sua fede religiosa gli imponeva questo? No, perché mettere ai comandi di un'astronave una persona che fa uso solo del sistema tolemaico significa mettere a repentaglio astronave, carico, e, soprattutto, vite umane.

Il problema si risolve cercando un compromesso onorevole e magari anche creativo, come si fa in ogni paese civile, non impostandolo come una lotta a coltello tra ministri del culto da una parte e minoranze sessuali dall'altra, perché una lotta simile spaccherebbe la società.

Purtroppo, l'esplicito richiamo che quel documento fa a Chanukkah, la Festa delle Luci, non è di buon augurio, per i motivi che quest'articolo spiega molto bene: i Maccabei ebbero il grande merito di liberare il loro paese dall'oppressione straniera, ed il colossale demerito di instaurare una teocrazia che si fece un punto d'onore a sterminare gli ebrei "ellenizzati", che non vivevano secondo la Torah - per non parlare delle conversioni forzate all'ebraismo (un unicum nella storia di questa religione).

I risultati furono catastrofici, ed i farisei (da cui derivano quasi tutte le correnti ebraiche attuali - l'unica eccezione che conosco è data dai caraiti) avrebbero espresso la propria riprovazione nei loro confronti espungendo i Libri dei Maccabei dal canone biblico ebraico (e di conseguenza anche da quello protestante).

I Maccabei sono tornati in auge con la nascita del sionismo, che li ha visti come precursori, ma non mancano ora gli israeliani (secolarizzati) che si chiedono se fosse più biasimevole il loro fanatismo o lodevole il loro patriottismo.

Raffaele Ladu

P. S.: Non tutti i rabbini ortodossi si sono sognati di firmare quella Dichiarazione - una notevole eccezione è data da rav Shmuley Boteach, di cui parlo qui.

domenica 12 febbraio 2012

Ancora sull'omofobia accademica in Israele

[1] http://milk-open-house.blogspot.com/2011/12/omofobia-accademica-in-israele.html

[2] http://www.haaretz.com/print-edition/opinion/select-chapters-in-professional-negligence-1.412386

[3] http://www.raffaellocortina.it/catalogo_scheda.asp?idlibro=1473

Nel dicembre 2011 era scoppiato un caso in Israele (riferito in [1]) perché uno dei testi di psichiatria più usati nel paese riferisce idee spregevoli e screditate a danno delle persone LGBT.

[2] rincara la dose riassumendo che cosa non va nel libro:

  • il prof. Shmuel Tiano non è solo il curatore dell'opera, ma anche l'autore di un articolo in cui egli sostiene posizioni simili a quelle che [3] attribuisce a Joseph Nicolosi, ovvero che l'omosessualità è un "disturbo emotivo" che nasce da "un forte bisogno di dipendenza", e che può essere trattato con una terapia riparativa;
  • i capitoli in cui si parla del trattamento da riservare alle persone in lutto, ai disabili ed agli autistici sono ritenuti assai problematici - ma l'autrice della stroncatura, Amalia Rosenblum, non spiega perché;
  • dell'incesto tra padre e figlia dice che la colpa è della madre che non ha acconsentito ad un rapporto sessuale con il padre, o della figlia che seduce il padre;
  • dei bimbi abusati, dice che la maggior parte è problematica - scaricando su di loro la responsabilità per quello che hanno subìto.
Non è che il libro sia una semplice bizzarria ai margini della comunità scientifica - Amalia Rosenblum ha trovato nel database giuridico israeliano Nevo 32 citazioni di questo libro, che sono servite ad argomentare un'articolo od una sentenza.

Quindi l'appello alla libertà di scienza con cui l'editore Dyonon ed il Consiglio per l'Istruzione Superiore israeliano rifiutano di prendere posizione in merito va considerato una dichiarazione di irresponsabilità.

In Italia è stato appena pubblicato il libro [3], il quale confuta molto bene i fautori delle terapie riparative - in quanto concettualmente confuse, eticamente discutibili, nonché inefficaci. Lo abbiamo nella nostra biblioteca e vi invitiamo a leggerlo.

Raffaele Ladu

domenica 5 febbraio 2012

Non bastano i terapeuti scassatori cristiani - a loro si sono aggiunti degli ebrei

http://www.jonahweb.org/index.php

Il sito è interessante perché mostra nella sua home page le lettere di sostegno che ha ricevuto da molte organizzazioni ebraiche - i cui capi dimostrano che cosa succede a studiare solo la Torah e non anche le scienze, che li avrebbero avvertiti che l'orientamento sessuale non si sceglie, e non si può cambiare.

Ero iscritto alla newsletter di una delle organizzazioni citate ( http://www.aish.com ) - la metto ora nell'antispam.

Raffaele Ladu