giovedì 12 gennaio 2012

Tel Aviv Prima meta di turismo gay


Turismo gay. Tel Aviv al top
di Marco Pasqua - Da Repubblica Viaggi

Il sondaggio "Best of" lanciato sul web. La città israeliana surclassa Toronto e altre 50 mete. "In Israele comunità omosessuale libera come in nessun'altro Paese al mondo

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Tel Aviv capitale mondiale del turismo gay, soffia lo scettro di "metropoli Glbt-friendly" a città come New York e San Francisco, tradizionalmente considerate tra le mete preferite dai turisti omosessuali. Il riconoscimento è arrivato attraverso la community virtuale americana di "GayCities", un sito attraverso il quale i viaggiatori condividono esperienze e consigli sulle loro vacanze. Lanciato nelle settimane passate, il sondaggio Best of Gay Cities 2011 ha registrato la partecipazione di decine di migliaia di internauti. 


In tutto nove categorie, con cinquanta città candidate, da Toronto a Santiago (passando per Roma). L'Italia non si è aggiudicata nessun premio. Quello più ambito, relativo alla "città dell'anno" rainbow, è andato a Tel Aviv, che ha raccolto il 43% dei consensi, distanziando di larga misura New York (14%). A seguire: Toronto, San Paolo, Madrid, Londra, New Orleans e, ultima, con il 4% di voti, Città del Messico. Tel Aviv viene definita dal sito come la "città che non riposa mai" - con le sue celebri feste in spiaggia - quella in cui "la comunità omosessuale, grazie anche alla tradizione democratica di Israele, gode di libertà politiche come in nessun altro Paese del Medio Oriente". 

Un riconoscimento che è stato comprensibilmente accolto con soddisfazione dalle autorità israeliane, in particolare da quelle della città di Tel Aviv, da tempo impegnate in un'attenta e meticolosa opera di promozione presso le comunità omosessuali di tutto il mondo. Campagne di stampa, sui social network, e persino appelli ai gay israeliani a trasformarsi in "ambasciatori" del loro Paese all'estero. Anno dopo anno, Israele ha puntato sull'inclusione, in un contesto, quello medio-orientale, contraddistinto da un atteggiamento di chiusura e condanna dell'omosessualità.


Nel 2007, ad esempio, il ministro del Turismo israeliano ha lanciato una campagna per attirare visitatori gay, servendosi di una foto che ritraeva due giovani ragazzi con la kippah, che si guardavano teneramente sullo sfondo di Gerusalemme. Pubblicità di Stato per difendere inclusione e tolleranza nei confronti di tutti i cittadini, israeliani e non, indipendentemente dall'orientamento sessuale. Due anni fa, l'ente del turismo ha investito oltre 80mila dollari per promuovere e veicolare l'immagine di una città gay-friendly, attraverso la campagna "Tel Aviv Gay Vibe". 


Sei mesi di messaggi diffusi attraverso i media e internet (con tanto di sito web dedicato). Più recentemente, il ministero israeliano per la diplomazia pubblica e per la diaspora ha anche nominato vari uomini e donne omosessuali come "volontari" incaricati di rappresentare il Paese nel mondo. Sul proprio sito web, il ministero ha incoraggiato le minoranze e i membri della comunità gay a farsi avanti per entrare a far parte degli inviati non ufficiali del Paese. Per il portavoce, Gal Ilan, un modo per "sottolineare le diversità che contraddistinguono Israele". Normale che la notizia del premio assegnato dal sito americano venga vista come un riconoscimento al lavoro svolto finora. Il sindaco di Tel Aviv, Ron Huldai, ha salutato con entusiasmo il riconoscimento, su Facebook: "La vittoria in questa gara è una ulteriore dimostrazione che la nostra è una città che rispetta tutte le persone e offre a tutti la possibilità di vivere secondo i loro valori e desideri. Questa è una città libera, in cui ognuno può sentirsi fiero per ciò che è".


I dati sulle ultime affluenze di turisti gay parlano chiaro: all'ultimo Gay Pride, a giugno, a Tel Aviv hanno preso parte 5mila turisti, il 25% in più dell'anno precedente. Shai Doitsh, brand manager della campagna "Tel Aviv Gay Vibe", parlando con un sito israeliano, ha detto che "la crescita del turismo omosessuale non ha interessato solo il periodo estivo, ma è proseguita anche negli scorsi mesi, fino a Natale e Capodanno". "I turisti gay che vengono da noi - ha commentato Yaniv Waizman, assessore e consigliere del sindaco di Tel Aviv sulle tematiche Glbt - sono i migliori ambasciatori che il Paese possa avere". "Il loro entusiasmo nei confronti della città e dei suoi residenti", ha detto Waizman parlando con i media israeliani, "ci aiuterà nel far diventare Tel Aviv una delle principali destinazioni per i turisti omosessuali". Cauto il giudizio di Hagai El-Ad, direttore dell'Association for Civil Rights (ACRI): "L'accettazione delle persone Glbt in Israele - ha detto parlando con il Jerusalem Post - varia molto in funzione della geografia. Diverse zone di Tel Aviv sono molto gay friendly, ma questo non significa che in altre parti della città o del Paese le cose non vadano in modo diverso". 


Recentemente, il New York Times ha dato voce alla tesi secondo la quale i diritti degli omosessuali possono essere usati per nascondere, ad esempio, la violazione dei diritti dei palestinesi (una sorta di "pinkwashing", una campagna di marketing, per "lavare le macchie di Israele"). Quel che è certo - come sostiene da sempre la Anti Defamation League, il gruppo di pressione che si batte contro le discriminazioni di ebrei e non solo - è che Israele, dal punto di vista del riconoscimento dei diritti delle persone gay, può ritenersi un'isola felice, circondata da Paesi in cui i rapporti tra persone dello stesso sesso vengono condannati e dove le persone Glbt rischiano anche di pagare con la vita il loro diverso orientamento sessuale. Come ricorda Arcigay, in Medio Oriente, "sono innumerevoli le esecuzioni sommarie in danno di omosessuali".

Quanto al sondaggio promosso dal sito Gaycities, oltre alla categoria di città dell'anno, gli internauti sono stati chiamati ad esprimersi in otto altre categorie. I nominati sono stati selezionati sulla base dei voti e delle recensioni scritte dai viaggiatori, su spiagge e servizi, cibo e qualità della vita. Le mecche americane dei gay, New York e San Francisco, sono state premiate, rispettivamente, per la migliore vita notturna e per il miglior Pride. Città con il miglior cibo è Parigi, mentre per le migliori spiagge bisogna andare a Sydney; città ideale in cui stabilirsi Seattle; la più promettente è, invece, l'americana Buffalo; i migliori resort si trovano a Provincetown. Unica città italiana in classifica, peraltro con un risultato modesto, è Roma: non nella categoria del cibo, bensì in quell'abbigliamento, in cui si è piazzata al terzo posto, davanti a Parigi e Tokyo (ma dietro a New York e Londra). 

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